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Il 7% dei bambini ha disturbi del linguaggio

Nel corso della prima Consensus Conference dedicata alla diagnosi e al trattamento del Disturbo primario del linguaggio (DPL) è emerso che il 7% dei bambini ha disturbi del linguaggio a diversi gradi di gravità. Gli esperti propongono 4 punti chiave per intervenire tempestivamente ed affrontare al meglio il problema.

Disturbo primario del linguaggio, frequente in età scolare

Il disturbo primario del linguaggio (DPL) chiamato fino a poco tempo fa “disturbo specifico del linguaggio” è un disturbo dello sviluppo frequente in età scolare, e prevalentemente nei bambini maschi.
Secondo i dati epidemiologici, il 7% dei bambini ne è affetto e causa problematiche ad esprimersi in maniera corretta nella propria lingua.
Il problema può avere diversi gradi di gravità, e nei casi più gravi può anche compromettere anche la comprensione linguistica. Chiara Levorato, professoressa Ordinaria di Psicologia dello Sviluppo e Past President di Clasta riferisce che il DPL può manifestarsi con dislessia in età scolare, oppure con un ritardo nella normale capacità linguistica.
A causa della difficoltà a comunicare e farsi comprendere possono manifestarsi conseguenze anche a lungo termine, come un maggior abbandono scolastico, maggiori difficoltà di adattamento sociale, e attività lavorative meno soddisfacenti.

I 4 punti chiave sul disturbo primario del linguaggio presentati a Padova

A Padova si sono riuniti pediatri, neonatologi, psicologi, logopedisti, neuropsichiatri infantili e linguisti, per presentare la Consensus Conference sul Disturbo Primario del Linguaggio.
Dall’incontro fra gli specialisti sono emersi 4 punti chiave sul disturbo del linguaggio che sono: la nuova definizione, ovvero da disturbo specifico si passa a disturbo primario dell’apprendimento. Il secondo punto è l’età in cui è consigliato effettuare diagnosi che si attesta a 4 anni; il terzo punto è 30 mesi, come limite massimo entro cui va prestata attenzione agli elementi predittivi valutando vocabolario, linguaggio e status sociale ed economico. L’ultimo punto prevede infine una valutazione delle abilità fonologiche e del vocabolario espressivo del bambino.

Prevenzione e trattamenti univoci su tutto il territorio nazionale

L’obiettivo dell’incontro è stato quello anche di individuare delle risposte adeguate ed univoche per la diagnosi e il trattamento.
Tiziana Rossetto, professoressa di Logopedia e presidente della Federazione Logopedisti Italiani, sottolinea infatti che il disturbo del linguaggio al momento viene trattato in maniera disomogenea nei diversi servizi nel territorio nazionale, e l’obiettivo di questa Consensus Conference è anche di stilare un documento seguendo le indicazioni del Sistema nazionale delle Linee Guida indicato dall’Istituto Superiore di Sanità. I 4 punti chiave consentono di garantire un punto di partenza omogeneo per una corretta diagnosi, e quindi una corretta cura e riabilitazione del paziente.
La professoressa Levorato sottolinea che la diffusione del disturbo e l’impatto negativo sullo sviluppo del bambino impone l’identificazione precoce dei bambini a rischio, al fine di garantire loro una vita di qualità, ridurre i costi dell’intervento socio-sanitario e programmare ed attuare politiche pubbliche adeguate.
Servono infatti nuovi programmi di investimento sulla ricerca e serve una partenza condivisa, che possa crescere nei prossimi anni.

Autore /

Nata come interprete in ospedale, dove si è innamorata di tutto ciò che vedeva, diventa infermiera nel 2006. Prima in pronto soccorso e medicina d'urgenza, ora in rianimazione. Un master in area critica presso l'Università di Bologna e la laurea magistrale in Scienze Infermieristiche. Infermiera, moglie, mamma di una boxerina pelosa, ballerina a tempo perso. Profondamente innamorata della vita, e con tanta voglia di migliorare il mondo!