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Giovani in panico se non possono usare il cellulare

Quasi un quarto dei giovani è totalmente dipendente dal proprio smartphone. A dimostrarlo, attarverso uno studio condotto su 42 mila ragazzi, gli psichiatri del King’s College di Londra. Attenzione alle conseguenze per la salute mentale.

Dipendenza da smartphone

In metrò, nei bar, nelle piazze, a casa. Ovunque ormai si vedono giovani attaccati al proprio smartphone, collegati col resto del mondo ma senza nessuno accanto. I “nativi digitali”, come sono definiti questi ragazzi, vivono le loro vite più in rete che altrove e il telefonino è diventato non solo l’unica finestra sul mondo ma anche quasi l’unico mezzo utilizzato. Un punto di riferimento con cui fare qualsiasi cosa: scattare foto, giocare, chattare, parlare, ascoltare musica e fare ricerche. Al punto da creare in loro una vera e propria dipendenza.

Lo studio portato avanti dagli psichiatri del King’s College di Londra ha dimostrato proprio questo meccanismo e lanciato un allarme per la salute mentale dei giovani. Dall’analisi dei dati, si vede come i ragazzi finiscano in preda al panico o si sentano turbati non appena gli si neghi il cellulare. Stessa cosa se scoprono all’improvviso che non c’è campo o il wifi.

La ricerca – in particolare – ha analizzato 41 studi che hanno coinvolto 42 mila giovani in un’indagine sull’uso problematico degli smartphone. Il 23% di loro ha mostrato i sintomi della dipendenza da droghe:

  • ansia in caso di impossibilità ad usare il cellulare
  • incapacità di riduzione del tempo trascorso tra chat e messaggi
  • uso illimitato del cellulare tanto da incidere con altre attività

Non è la prima volta che dei ricercatori parlano degli effetti della dipendenza da smartphone. Già uno studio dell’università Lorand Eotvos di Budapest, in Ungheria, aveva mostrato come i giovani privati del telefonino diventavano nervosi, manifestando segni di stress. Molti di loro si agitavano e si toccavano parti del corpo, mentre il loro battito cardiaco aumentava. Questo a dimostrazione del fatto che nei confronti del cellulare si crea una forma di attaccamento simile a quella che si prova verso le persone più care.

A rischio la salute mentale dei giovani

A preoccupare di più gli studiosi britannici infatti sono proprio i sintomi secondari della dipendenza da cellulare. Ad esempio, stress, depressione, mancanza di sonno e problemi scolastici.

“Gli smartphone sono qui per restare e c’è bisogno di far luce sulla prevalenza dell’utilizzo problematico”, afferma uno degli autori del lavoro, Nicola Kalk dell’Istituto di Psichiatria, psicologia e neuroscienze del King’s College di Londra. “Non sappiamo se è lo stesso smartphone a creare dipendenza o le app che le persone utilizzano”, continua Kalk. “Tuttavia, è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uso dello smartphone nei bambini e nei giovani, e i genitori dovrebbero essere consapevoli di quanto tempo i loro figli trascorrono al telefonino”.

“Le dipendenze – afferma invece la ricercatrice Samantha Sohn alla Bbc online – possono avere gravi conseguenze sulla salute mentale e sulla vita quotidiana, quindi è necessario approfondire le indagini sull’utilizzo problematico degli smartphone”.

L’esperimento di Goito

Per capire quanto tempo i giovani sprecano con in mano uno smartphone e cosa sono in grado di fare una volta spento, nel 2017, l’Istituto Comprensivo di Goito, Comune nella provincia di Mantova, ha messo in atto un’iniziativa interessante. Il professor Luca Bassani, il primo ad avere avuto l’idea, e i suoi colleghi hanno chiesto ai ragazzi di spegnere i loro cellulari per 48 ore. Un breve periodo di “disintossicazione”.

Alla fine dell’esperimento, i giovani hanno raccontato di avere recuperato in quei due giorni abitudini perdute, come uscire con gli amici, discutere in famiglia e persino leggere. Basti pensare che secondo un calcolo effettuato da Charles Chu, giornalista di Quartz, nel tempo che spendiamo sui social network in un anno potremmo leggere ben 200 libri.

Autore /

Siciliana d'origine, sono nata e cresciuta nel capoluogo di provincia più alto d'Italia, Enna. Una laurea in Giornalismo, una specializzazione in riprese e montaggio video e un diploma come Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana. Dal 2008 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti. Lavoro come giornalista, videomaker, OSSS e mamma. Credo nel lavoro di squadra, nella forza del web, nella determinazione e professionalità. Creativa e avida di conoscenza, coltivo molti interessi. Non sopporto i “furbetti". Adoro confrontarmi con gli altri e mettermi alla prova, sul lavoro e nella vita privata.