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Tumore collo dell’utero, tra 5 anni un test casalingo

Si chiama S5 ed è un test in grado di diagnosticare lesioni cancerose nel collo dell’utero. Presentato a Glasgow dai ricercatori della Queen Mary University di Londra, il test potrà essere effettuato direttamente dalle donne a casa per una diagnosi sicura e veloce.

Lo screening fai da te

Ci vorranno probabilmente ancora cinque anni, ma quando sarà entrato nella pratica clinica si tratterà di una vera e propria rivoluzione. Stiamo parlando di S5, il test casalingo in grado di individuare sia le lesioni cancerose del collo dell’utero, sia quelle precancerose.

Ad annunciarlo, durante la conferenza sul cancro in corso a Glasgow, Belinda Nedjai, direttore del Laboratorio di Epidemiologia Molecolare della Queen Mary University of London. Il test che potrà essere un semplice esame delle urine oppure un tampone vaginale, sarà effettuato direttamente dalle pazienti a casa.

Finora solo Pap Test

A differenza dell’attuale screening preventivo che si basa sul Pap Test, S5 sarebbe in grado, da una parte, di intercettare anche quelle donne che solitamente sfuggono agli screening periodici, dall’altra, velocizzare i tempi pratici dello screening. Tempi fondamentali per garantire una risposta più celere all’eventuale comparsa della malattia.

Il Pap Test attualmente in uso invece è un esame citologico che si effettua in laboratorio. Prevede prima il prelievo di cellule, da parte di un operatore, tramite un tampone vaginale e poi l’analisi in laboratorio. Se l’esito è positivo rispetto ad alcuni ceppi del papillomavirus (Hpv), virus responsabile del carcinoma al collo dell’utero, la paziente deve effettuare un nuovo tampone vaginale per individuare eventuali lesioni precancerose.

Lo screening preventivo S5 sebbene accurato nei risultati, è stato validato solo su 620 donne e prima di essere messo in commercio dovrà essere provato anche su un campione più ampio, di almeno 10 mila donne.

Tumore del collo dell’utero: quanto è diffuso, sintomi e cura

Il cancro del collo dell’utero o della cervice uterina è stato per molti anni il secondo tipo di tumore più diffuso tra le donne, dopo il carcinoma mammario. Negli ultimi anni, grazie al Pap Test, la situazione è cambiata, almeno nel mondo occidentale. Mentre nei paesi in via di sviluppo rimane ancora la seconda causa di morte per cancro.

Secondo i dati pubblicati sul sito dell’Airc, in Italia risultano ogni anno circa 2.300 nuovi casi nella forma iniziale. Una donna su 10.000 invece riceve una diagnosi di tumore della cervice in forma avanzata e di queste, ne muoiono ogni anno 430. Se diagnosticato in tempo, il tumore della cervice uterina è altamente curabile. Da qui l’importanza dello screening preventivo.

I sintomi purtroppo compaiono quando il tumore è già in fase avanzata. Un tipico segno è il sanguinamento vaginale, accompagnato da dolore pelvico che può estendersi fino agli arti inferiori. Un altro sintomo potrebbe essere l’aumento di secrezioni vaginali anomale. Una volta diagnosticata la malattia, ci sono tre possibili approcci di cura: chirurgico, chemioterapico e radioterapico.

In caso di tumore localizzato, è possibile asportare chirurgicamente solo la porzione di tessuto colpita. Se invece la malattia è arrivata agli strati più profondi della cervice uterina, allora è necessario effettuare un’isterectomia radicale. In questo caso vengono eliminate anche le ovaie e le tube di Falloppio.

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Siciliana d'origine, sono nata e cresciuta nel capoluogo di provincia più alto d'Italia, Enna. Una laurea in Giornalismo, una specializzazione in riprese e montaggio video e un diploma come Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana. Dal 2008 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti. Lavoro come giornalista, videomaker, OSSS e mamma. Credo nel lavoro di squadra, nella forza del web, nella determinazione e professionalità. Creativa e avida di conoscenza, coltivo molti interessi. Non sopporto i “furbetti". Adoro confrontarmi con gli altri e mettermi alla prova, sul lavoro e nella vita privata.