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Migrazione sanitaria e tumori: un fenomeno in costante crescita

Ogni anno circa 90mila italiani colpiti dal cancro devono cambiare regione per curarsi. Nel loro territorio spesso non riescono infatti a trovare le  cure più adeguate per la loro malattia.

In un convegno a Roma organizzato da All.Can Italia, organizzazione internazionale per migliorare le cure sul cancro, è stata proposta la creazione di reti oncologiche sanitarie, per ridurre le migrazioni delle persone affette da tumore.

Migrare per curarsi: 90mila persone cambiano regione per trovare le cure migliori

Le persone malate di tumore crescono in maniera esponenziale ogni anno e secondo le stime, solo nel 2018 sono stati diagnosticati circa 370mila nuovi casi di tumore.

I malati sono alla costante ricerca del miglior centro per curarsi, i migliori medici e le migliori cure, e sempre più spesso sono costretti a cambiare regione per trovare risposte ai loro bisogni di salute.

Secondo i dati del rapporto Censis “Migrare per curarsi“, ogni anno circa 90mila italiani cambiano regione per sottoporsi alle cure, e si parla di vere e proprie migrazioni sanitarie.

Questi spostamenti sono un costo per il paziente, che deve pagare visite mediche, farmaci, ma non da ultimo il viaggio. Sono infatti circa 7mila euro quelli spesi ogni anno dalle famiglie italiane per percorrere l’Italia alla ricerca del miglior centro oncologico.

Nel corso di un convegno organizzato a Roma da All. Can Italia, organizzazione internazionale che lavora per migliorare le cure oncologiche, si è parlato della creazione di reti oncologiche sanitarie.

All. Can Italia ha proposto la realizzazione di reti oncologiche regionali, per ridurre le migrazioni sanitarie, permettere l’accesso all’innovazione, avere punti di accesso vicini al paziente, e favorire l’integrazione col territorio.

Le reti sono una grande occasione per la presa in carico del paziente oncologico – ha spiegato Emilia Grazia De Biasi, portavoce di All.Can Italia –, che di fronte ad una diagnosi si sente spesso solo e non supportato. Realizzare innovazione organizzativa nelle reti significa garantire al paziente un percorso di cura globale e multidisciplinare, percorsi diagnostico-terapeutici definiti, offrendo un punto di incontro con l’innovazione terapeutica. Porre il paziente al centro significa, infine, farsi carico della persona e degli aspetti sociali oltre che di quelli strettamente sanitari: dall’assistenza domiciliare alla presenza di professioni sanitarie differenti, ad un rapporto nuovo con il medico di medicina generale, che deve essere coinvolto nel percorso di cura. Le reti oncologiche sono dunque un’occasione di riconversione della spesa e risparmio in favore della qualità e dell’appropriatezza delle cure”.

Le reti oncologiche regionali dovranno essere vicine al domicilio del malato; informarlo, accoglierlo ed aiutarlo. Dovranno inoltre essere presenti team multidisciplinari composti da oncologo, psico-oncologo, infermiere, assistente sociale, operatore amministrativo e volontari delle associazioni dei pazienti in grado di prenderlo in carico globalmente.

Un altro punto sul quale è stata focalizzata l’attenzione nel corso del convegno, è il sostegno economico alla ricerca. E’ infatti grazie a quest’ultima infatti che il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a cinque anni dalla diagnosi, con un incremento a 15 anni rispettivamente dell’8% e del 15%.

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Nata come interprete in ospedale, dove si è innamorata di tutto ciò che vedeva, diventa infermiera nel 2006. Prima in pronto soccorso e medicina d'urgenza, ora in rianimazione. Un master in area critica presso l'Università di Bologna e la laurea magistrale in Scienze Infermieristiche. Infermiera, moglie, mamma di una boxerina pelosa, ballerina a tempo perso. Profondamente innamorata della vita, e con tanta voglia di migliorare il mondo!