
Le malattie cardiovascolari colpiscono il 50% degli italiani
Le malattie cardiache: prima causa di morte in Italia e in Europa
Le malattie che interessano il cuore sono numerose; se alcune di queste causano problemi di salute a lungo termine, altre possono essere anche letali. Secondo le stime, le malattie cardiache sono la principale causa di morte in Italia. Circa il 40% degli uomini e il 50% delle donne muore per patologie legate al cuore, dall’infarto allo scompenso cardiaco.
Negli ultimi 50 anni i progressi scientifici hanno portato ad un miglioramento nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari e la mortalità per infarto si è infatti ridotta dal 50% al 10%. I pazienti però muoiono maggiormente di scompenso cardiaco, che è una conseguenza dell’infarto acuto.
Mentre l’infarto è la “morte” di una parte del cuore dovuta ad uno scarso afflusso di sangue a causa della chiusura di un’arteria coronarica, lo scompenso cardiaco è la difficoltà del cuore di pompare adeguatamente il sangue.
Un cuore colpito da infarto è infatti più fragile di un cuore sano, e spesso incapace di contrarsi normalmente e di mandare il sangue in circolo adeguatamente. Si parla quindi di scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca, e si manifesta con difficoltà a respirare, soprattutto sotto sforzo, edema agli arti inferiori, e tosse.
Filippo Crea, direttore del dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Toraciche del Policlinico Gemelli di Roma, afferma che “Il cuore è un potente organo muscolare che nel corso di una vita si contrae fino a quattro miliardi di volte. Affinché possa sostenere questo enorme lavoro, è nostro dovere trattarlo bene e mantenerlo in salute”.
La mortalità legata a malattie cardiovascolari è del 40% in Italia; le donne, rispetto agli uomini, sono trattate meno efficacemente in caso di arresto cardiaco e hanno minori possibilità di sopravvivenza rispetto agli uomini. Questo è dovuto al fatto che quando le donne avvertono un dolore infartuale vanno al pronto soccorso in media più tardi rispetto agli uomini.
Grazie al miglioramento delle terapie all’allungamento dell’aspettativa di vita, sono sempre meno le persone che muoiono di infarto acuto. In media, l’80% degli infarti avviene dopo i 60 anni, ma dopo i 65 anni lo scompenso cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione. Dopo gli 80 anni una persona su 10 soffre di fibrillazione atriale e col passare degli anni, le malattie cardiovascolari tendono a peggiorare e a far funzionare sempre peggio il cuore.
Filippo Crea consiglia uno stile di vita sano, senza fumo, perché anche due – tre sigarette al giorno raddoppiano il rischio di infarto; attività fisica regolare e dieta ricca di verdure e pesce.
Le tecnologie nel frattempo sono in continua evoluzione, e se lo stent coronarico è in grado di salvare la persona affetta da infarto acuto, ‘V-Lap‘, sensore intracardiaco di ultima generazione, è in grado di monitorare 24 ore su 24 lo scompenso cardiaco. Si tratta infatti di un microcomputer che viene impiantato nel cuore dei pazienti con insufficienza cardiaca, e monitora le condizioni di salute del cuore nell’arco di tutta la giornata.