
CAR-T in Italia, servono regole e la giusta organizzazione
Una terapia salvavita in oncologia, la Car-T
La Car-T rappresenta sicuramente una nuova frontiera dell’innovazione oncologica. Introdotta negli Stati Uniti nel 2017 e sbarcata in Europa lo scorso anno, la Chimeric Antigen Receptor T-Cells è la prima terapia personalizzata per le persone colpite da linfomi e leucemie.
“Negli ultimi anni – afferma William Arcese, direttore Uoc Trapianto Cellule Staminali e Rome Transplant Network, Università di Roma Tor Vergata – si è assistito ad uno straordinario sviluppo delle terapie utilizzabili per il trattamento delle neoplasie ematologiche. Il successo delle Car-T è dato dal fatto che a condizione di malattie ormai giudicate intrattabili, sembra prospettare straordinari risultati. Definire efficacia ed indicazioni cliniche corrette per la terapia con Car-T è oggi imperativo”.
In quest’ottica Motore Sanità con il contributo di Novartis ha dato vita alla Road Map Car-T. Si tratta di convegni regionali creati con lo scopo di costruire la giusta comunicazione tra gli attori di questo importante cambiamento: mondo sanitario, politico e stakeholder.
“Dopo la prime tappe che hanno coinvolto Veneto e Toscana, la terza tappa della Road Map è stato il Lazio – si legge in una nota di Motore Sanità – che oggi si è reso protagonista nell’evento Road Map Car-t prospettive attuali e future dell’uso delle Car-t in Italia”.
Una sfida per l’Italia
Sebbene la Car-T sia una grande, a volte unica, soluzione per pazienti che non riescono a curarsi in altro modo, non è così facile da inserire nel nostro SSN. A spiegarlo bene Rossana Boldi, vicepresidente XII Commissione (Affari Sociali) Camera dei Deputati.
“Si calcola – prosegue la Boldi – che in Italia potrebbero usufruire di questa terapia circa 600-700 pazienti all’anno, affetti da linfomi a grandi cellule B, refrattari ad altre terapie, e per i quali, in almeno il 40% dei casi, la nuova terapia potrebbe essere risolutiva”.
La sfida però riguarda anche la ricerca. Infatti le prospettive future sono quelle di potere estendere la terapia anche ad altre forme di tumore, non solo quelle liquide.
“Bisogna investire sulla ricerca e per farlo – dice Antonio De Poli, questore del Senato della Repubblica – più che mai, è indispensabile cambiare schema di gioco: per garantire il sistema universalistico delle cure contro i tumori è necessario che il mondo scientifico, quello istituzionale (a partire da Governo, Parlamento e ISS) e dell’industria farmaceutica si alleino per trovare sempre più risorse a sostegno delle terapie innovative”.
Il ruolo del Ministero
Importante sarà il compito del Ministero che, come ha dichiarato Luca Coletto, sottosegretario ministero della Salute, ha già attivato un’apposita commissione con lo scopo di verificare il rispetto delle regole da parte di tutti i centri ospitanti la terapia. Tra le regole da seguire, i centri dovranno soddisfare i criteri Aifa, ente regolatore deputato allo scopo.
Il Ministero si occuperà inoltre di gestire un adeguato fondo per l’innovazione oncologica. Per far fronte da una parte alle coperture economiche derivate dai farmaci innovativi, dall’altro lato per monitorare le attività. Infine, per individuare, con le regioni stesse, future necessità organizzative nel caso di introduzioni di terapie Car-T o similari per il trattamento di altre patologie quali per esempio il mieloma multiplo, la leucemia linfatica cronica e alcuni tumori solidi.