
Un diabetico potrebbe vivere 6-7 anni in meno
Iperglicemia è la terza causa di morte
Si è svolto in questi giorni a Roma il 12th Italian Diabetes Barometer Forum organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation e altri enti. Tra questi Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane.
Il primo dato emerso dal Rapporto racconta di un’escalation dell’iperglicemia come causa di morte.
Nel mondo infatti negli ultimi dieci anni questa è passata dal sesto al terzo posto come causa di morte per gli uomini e addirittura al secondo posto per le donne.
Tra le complicazioni maggiori tipiche dell’iperglicemia ci sono al primo posto l’ipertensione arteriosa e poi l’eccesso ponderale, al quarto posto per gli uomini e al terzo per le donne. In pratica ogni minuto nel mondo muoiono 6-7 persone per malattie cardiovascolari legate al diabete.
Guardando ai dati scopriamo che la percentuale esatta è del 53% di decessi dovuti a problemi cardio-cerebrovascolari. 2,27 milioni di morti per malattie cardiache ischemiche e 1,19 milioni per ictus.
Vivere nel sud Italia tra i fattori di rischio
Per quanto riguarda l’Italia, secondo i dati Istat del 2017, gli anziani sono quelli più colpiti dalla malattia.
“Si tratta di un problema destinato a crescere in termini assoluti con l’invecchiamento della popolazione. Ad esempio, tra le persone con diabete di 45-64 anni la prevalenza di malattie cardiache è pari al 10,6%. Tra i 65-74 anni è del 19,4%”. A dichiaralo Roberta Crialesi, Dirigente del Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia di ISTAT.
Tra i fattori d rischio però non c’è solo l’età ma anche la provenienza geografica e l’istruzione. Da questo punto di vista il sud è più svantaggiato.
In particolare Crialesi sottolinea “Queste analisi restituiscono un’immagine nitida dei legami tra invecchiamento della popolazione. Ma anche tra condizioni sociali e condizioni di salute e ribadiscono la necessità di interventi urgenti e diffusi”.
1 paziente su 4 non è consapevole dei fattori di rischio
Altro dato emerso dal Rapporto riguarda il grado di informazione dei pazienti diabetici.
Da una recente indagine, promossa dall’International Diabetes Federation in partnership con Novo Nordisk, che ha coinvolto oltre 12.000 persone con diabete di tipo 2 in 130 Paesi, è emerso quanto segue:
- 1 paziente su 4 non era consapevole del ruolo svolto dall’ipertensione e dal sovrappeso
- 1 su 3 ignorava che iperglicemia, ipercolesterolemia, fumo ed inattività fisica aumentano il rischio cardiovascolare
- 1 su 2 non conosceva l’importanza, quali fattori di rischio, di elevati livelli di stress, del diabete di lunga durata e di un’età oltre i 65 anni.
In Italia si è più informati
“La percezione da parte delle persone con diabete del proprio rischio cardiovascolare sembra essere migliore in Italia rispetto al campione complessivo” spiega Antonio Nicolucci, Direttore CORESEARCH.
”Il 46% dei partecipanti si considera a rischio moderato/alto, contro il 36% a livello globale. Tuttavia – continua- la percezione del proprio rischio non sembra essere commisurata all’effettiva presenza di fattori di rischio. A questo riguardo risulta fondamentale inserire l’educazione sui fattori di rischio cardiovascolari come parte integrante dell’assistenza alle persone con diabete”, conclude.
Dieci anni di Manifesto
Durante il Forum si è parlato anche del “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete” che ha compiuto quest’anno dieci anni.
Si tratta di un documento, promosso da Diabete Italia, Comitato per i diritti della persona con diabete e Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation e firmato dalle associazioni di persone con diabete.
Una carta in cui si fa appello al fondamentale ruolo del dialogo fra le Istituzioni, le Società scientifiche, le Associazioni dei pazienti e la Cittadinanza come mezzo di prevenzione e cura.