
Diabete gestazionale, può nuocere al cervello del nascituro
I rischi del diabete gestazionale
Sviluppare il diabete in gravidanza o avercelo già prima di rimanere incinta è un fattore di rischio per la mamma, ma anche e soprattutto per il feto. Tra le potenziali complicanze vanno ricordati l’ipoglicemia, l’ittero, le malformazioni cardiache, i disturbi respiratori, i problemi di peso e un’alta probabilità di incorrere in un parto cesareo. A parlarne nello specifico era stato nel 2017 un gruppo di ricercatori, con a capo il diabetologo Basilio Pintaudi, al congresso della Società europea di diabetologia.
Dopo due anni, un nuovo team di ricerca – anch’esso italiano – aggiunge un nuovo tassello al tema dei rischi legati al diabete gestazionale. Questa volta, a fare la scoperta sono stati dei giovani ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Umana dell’Università Cattolica, diretto dal professore Claudio Grassi e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs.
La novità legata al diabete in gravidanza riguarda il rischio per il nascituro e le future generazioni di venire al mondo con un deficit cognitivo. In altre parole, il bambino potrebbe nascere con una ridotta capacità funzionale del cervello, per esempio con problemi nell’apprendimento e di memoria. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale “Nature Communications”, è stato co-finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministero della Salute.
“La nostra ricerca sottolinea come problemi metabolici durante la gravidanza possano ridurre la plasticità del cervello anche nelle generazioni successive, compromettendone l’apprendimento e la memoria”, spiega Grassi. Ed infatti è questa la grossa novità riscontrata su modelli animali. I ricercatori hanno osservato che i cuccioli delle femmine con diabete in gravidanza avevano ridotte capacità di apprendimento e memoria, come pure i nipoti e i pronipoti. Quindi influenza tre generazioni.
Il diabete modifica il Dna del feto
Secondo quanto scoperto dagli esperti, il diabete gestazionale lascia un segno sul Dna dei cuccioli, alterando il funzionamento di alcuni geni. Questo comporterebbe una carenza nel cervello dei cuccioli di Bdnf, ossia un fattore essenziale per lo sviluppo e il funzionamento del cervello stesso. Tant’è che non appena i ricercatori hanno reintegrato, nei topolini, le carenze di Bdnf, questi hanno recuperato le funzioni cognitive mancanti.
Ma come avviene questa trasmissione madre-feto? A spiegarlo Salvatore Fusco, dell’Istituto di Fisiologia Umana dell’Università Cattolica e primo autore del lavoro. “Abbiamo visto come una dieta ricca di grassi saturi produca insulino-resistenza nella madre e trasmetta alla prole delle impronte molecolari che interferiscono con il funzionamento del cervello. Queste modificazioni epigenetiche – conclude – inibiscono la produzione di Bdnf, causando i deficit cognitivi”.
Guarire con l’allenamento e l’alimentazione
Per fortuna, nonostante si tratti di danni importanti al cervello, c’è la possibilità per questi bambini di cancellare definitivamente i deficit provocati dal diabete. Grazie ad “un corretto stile di vita – sottolinea Grassi- l’esercizio fisico e l’allenamento mentale è possibile correggere il danno, ripristinando le performance cognitive. Inoltre, si è in grado di interrompere la trasmissione dello stesso alle generazioni successive, mediante un’azione esercitata sui medesimi bersagli molecolari alterati dall’insulto metabolico”.
“Riteniamo che i risultati delle nostre ricerche abbiano rilevanti implicazioni cliniche, in quanto tracciano una mappa delle ‘modificazioni epigenetiche’ che le malattie metaboliche possono imprimere sul nostro Dna influenzando le funzioni cerebrali dei nostri discendenti – che hanno presentato lo studio in anteprima al congresso della Society for Neuroscience in corso a Chicago – “Queste impronte molecolari costituiscono un fattore di suscettibilità al declino delle funzioni cognitive, quindi potrebbero rappresentare nuovi biomarcatori. Oltre ad essere bersagli terapeutici per la medicina personalizzata dei disturbi cognitivi” aggiungono i ricercatori. Lo studio mette in evidenza la necessità di fare prevenzione per tutelare il futuro di intere generazioni.
Come si diagnostica il diabete gestazionale
Il diabete gestazionale in Italia colpisce l’8% delle donne in attesa e può essere diagnosticato grazie ad una serie di controlli. Il primo è un test di routine per le gestanti, che si chiama test della curva da carico glicemico. Si effettua tra la 16sima e la 18esima settimana o tra la 24esima e la 27esima, a seconda dei casi. E solo se i valori sono fuori norma bisogna procedere con altri esami. A parte quest’ultimo caso, cioè se i valori sono fuori dal range consentito che comprende i 100 – 125 mg/dl , lo screening per il diabete gestazionale è consigliato in altri due casi, quali:
- diabete gestazionale in una gravidanza precedente
- obesità.