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Cannabis in gravidanza aumenta il rischio di nascite premature

Una ricerca canadese pubblicata su Jama ha dimostrato che tra le utilizzatrici di cannabis in gravidanza, il tasso di parto pretermine è stato del 12%. Un 6% in più rispetto alle non utilizzatrici. I dati smentirebbero dunque le tesi secondo cui l’uso di spinelli in gravidanza sarebbe innocuo.

Spinelli in gravidanza contro le nausee

La cannabis è sempre stata oggetto di studio. Verificarne i danni e i benefici sui suoi consumatori è considerato prioritario dagli stati, in quanto urge la necessità di normarne il suo utilizzo. Da un po’ di tempo la ricerca si è concentrata anche sugli effetti che l’uso della cannabis da parte di donne in gravidanza può avere sulla futura mamma e sul nascituro.

Nel 2017, per esempio, il network Jama pubblicava uno studio effettuato in California, che sosteneva come l’uso di cannabis in gravidanza ne riduceva le nausee mattutine. Questo e altri risultati simili sono rappresentativi di un fenomeno che nei decenni è cresciuto. Un fenomeno secondo cui l’uso della cannabis è innocuo o addirittura benefico.

Ed è per questo che i ricercatori da anni chiedono finanziamenti per portare avanti studi più approfonditi e determinare se l’uso di marijuana sia veramente innocuo anche per il feto.

Marijuana e rischio di psicosi nel bambino

E infatti, uno studio più recente condotto dalla Whashington University di St. Louis ha proposto una lettura più preoccupante della realtà. Secondo i dati pubblicati su Jama Psychiatric, il consumo di cannabis durante la gravidanza porterebbe a rischio di psicosi nel nascituro.

Il ricercatore Ryan Bogdan ha spiegato così: “i maggiori rischi di psicosi nel nascituro sarebbero da spiegare nel sistema dei recettori endocannabinoidi che potrebbe non essere in vigore durante le prime settimane di gravidanza”. Vuol dire che anche se la madre fuma o inala marijuana prima di sapere di essere incinta, può portare comunque dei danni al feto appena sviluppatosi.

12% di nascite premature su 9.427 utilizzatrici di cannabis

Lo studio di Daniel Corsi, invece, e degli altri ricercatori dell’Ottawa Hospital Research Institute in Ontaio (Canada), ha presentato dei dati allarmanti riguardanti non le prime fasi di gestazione, ma il parto. I ricercatori hanno preso in esame i dati relativi ai nati vivi e ai nati morti in Ontario dal mese di aprile 2012 a dicembre 2017. E hanno scoperto che tra 9.427 utilizzatrici di cannabis auto-riferite, su 661.617 donne incinte, il tasso di parto pretermine è stato del 12%, contro il 6% delle non utilizzatrici.

L’uso di marijuana in gravidanza  insomma verosimilmente non è sicuro – sottolinea Michael Silverstein della Boston University School of Medicine e editorialista – ma la sua prevalenza è in aumento (forse anche grazie ad una maggior accettabilità sociale e al fatto che sia stata legalizzata in alcuni stati). I numeri che scaturiscono dalle ricerche pubblicate e la sua potenziale pericolosità – continua – possono rappresentare dunque un problema di salute pubblica. All’elevata prevalenza, fa riscontro anche l’errata percezione di una sua sostanziale innocuità, al punto che la cannabis viene addirittura da alcuni consigliata come rimedio per la nausea mattutina, nonostante di giorno in giorno si accumulino le prove della sua dannosità”.

Autore /

Siciliana d'origine, sono nata e cresciuta nel capoluogo di provincia più alto d'Italia, Enna. Una laurea in Giornalismo, una specializzazione in riprese e montaggio video e un diploma come Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana. Dal 2008 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti. Lavoro come giornalista, videomaker, OSSS e mamma. Credo nel lavoro di squadra, nella forza del web, nella determinazione e professionalità. Creativa e avida di conoscenza, coltivo molti interessi. Non sopporto i “furbetti". Adoro confrontarmi con gli altri e mettermi alla prova, sul lavoro e nella vita privata.