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La dipendenza da farmaci: benzodiazepine fra i farmaci più a rischio

Le benzodiazepine sono una famiglia di farmaci utilizzati per trattare disturbi come ansia, insonnia, irrequietezza, o patologie più gravi come crisi epilettiche.

Un recente studio ha analizzato la dipendenza data da questi farmaci, e i ricercatori ne suggeriscono un consumo controllato e a breve termine.

Le benzodiazepine, farmaci per ansia e insonnia

Le benzodiazepine sono una classe di farmaci molto diffusa ed utilizzata. Vengono utilizzate in ospedale per indurre l’anestesia o risolvere crisi epilettiche, ma vengono anche assunte quotidianamente o al bisogno per combattere problemi di ansia, aggressività, insonnia, e irrequietezza.

In commercio sono presenti tantissime molecole, fra cui diazepam, delorazepam e lorazepam, solo per citare le più diffuse. Esse si differiscono fra loro per la potenza ed efficacia, ma soprattutto per la loro durata d’azione.

Si distinguono infatti in benzodiazepine a lunga durata d’azione, a media, a breve o a brevissima. Per durata d’azione o emivita, si intende il tempo che ci impiega il farmaco prima di essere smaltito a livello ematico. Maggiore è la durata d’azione e maggiore è infatti il tempo necessario per eliminare le tracce di farmaco dal sangue. Più a lungo rimane disponibile nel circolo ematico, maggiore è il rischio che la molecola vada ad interagire con altri farmaci.

Uno degli elementi che contraddistingue le benzodiazepine è il fatto che possano dare dipendenza o tolleranza. In particolare possono causare dipendenza fisica, soprattutto nel sonno, e dipendenza psichica, che si traduce con l’impossibilità di condurre una vita normale.

Le benzodiazepine danno dipendenza fisica e psichica

Secondo gli studi condotti nell’ultimo decennio, la dipendenza data dalle benzodiazepine è strettamente correlata alla durata del trattamento, e all’emivita del farmaco. E’ inoltre più frequente e grave nelle persone con abitudine all’alcol e alle droghe, e nelle persone anziane. Le ricerche condotte hanno mostrato inoltre che l’utilizzo di benzodiazepine nella popolazione anziana, aumenta in maniera esponenziale le cadute, le fratture e il declino cognitivo.

Le crisi d’astinenza che si manifestano alla sospensione del farmaco, si presentano con tremori, sudorazione, cefalea, irritabilità e vertigini. Per evitare questi sintomi, le linee guida internazionali raccomandano di ridurre gradualmente i farmaci, o di sostituire i farmaci a breve emivita con farmaci a lunga emivita, in modo che anche gli effetti siano a lungo termine, e il paziente abbia il tempo di identificare una terapia sostitutiva. I ricercatori raccomandano infatti di identificare farmaci specifici diversi dalle benzodiazepine, per il trattamento di ansia o depressione, o di provare un’eventuale terapia non farmacologica.

I ricercatori raccomandano di non superare l’utilizzo delle benzodiazepine oltre le 4-6 settimane, e di ridurre gradualmente la dose del 50% nella prima settimana, e poi del 10% ogni settimana successiva. Inoltre, è importante identificare altre famiglie di farmaci se i sintomi perdurano, che abbiano meno effetti collaterali e non creino dipendenza.

Lo studio italiano sulle benzodiazepine

Un recente studio condotto da Fabio Lugoboni, responsabile della medicina delle dipendenze e da Stefano Tamburin, neurologo, entrambi in servizio presso il Policlinico GB Rossi di Verona, ha preso in esame la dipendenza data dalle benzodiazepine, nei pazienti che ne fanno uso abitualmente.

Lo studio ha mostrato che la dipendenza data dai farmaci dipende dal tipo di molecola assunta e non dalle benzodiazepine stesse. Coloro che utilizzano per un tempo prolungato le benzodiazepine (maggiore di due anni), hanno un rischio di sviluppare dipendenza di circa l’80%. In linea generale, per chi assume dosaggi più bassi, il rischio di dipendenza e assuefazione è di circa il 2%, ma le persone mostrano col tempo l’esigenza di assumerne sempre di più.

Le benzodiazepine più a rischio di dipendenza sono quelle a media e lunga durata d’azione, e fra i soggetti più a rischio di sviluppare dipendenza, ci sono le persone che fanno abuso di alcol e sostanze, e che necessitano di dosi sempre maggiori a causa dei legami che si creano a livello cerebrale.

Lugoboni e Tamburin sottolineano l’importanza di non abusare di benzodiazepine nel trattamento dell’insonnia, e di assumerle solo dopo essersi accertati che le cause dell’insonnia non siano legate ad abitudini alimentari e di vita scorrette. In caso di insonnia inoltre l’utilizzo deve essere limitato a due settimane, e poi essere ripreso dopo un periodo di sospensione.
Negli anziani, poiché i farmaci  si accumulano facilmente nel sangue,  è consigliabile l’assunzione di benzodiazepine a breve durata d’azione perché vengono velocemente smaltite. Inoltre, in età avanzata è da limitarne l’utilizzo perché predispongono ad un maggior rischio di cadute e deficit cognitivi.
I ricercatori sottolineano infine l’importanza di sospendere gradualmente l’utilizzo dei farmaci se si utilizzano da breve tempo, mentre se le dosi sono alte e per un tempo prolungato, è necessario farsi seguire da un medico.

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Nata come interprete in ospedale, dove si è innamorata di tutto ciò che vedeva, diventa infermiera nel 2006. Prima in pronto soccorso e medicina d'urgenza, ora in rianimazione. Un master in area critica presso l'Università di Bologna e la laurea magistrale in Scienze Infermieristiche. Infermiera, moglie, mamma di una boxerina pelosa, ballerina a tempo perso. Profondamente innamorata della vita, e con tanta voglia di migliorare il mondo!