
Over 50 meno depressi se hanno figli
Alla ricerca della felicità
Da sempre l’uomo si chiede cosa sia la felicità e come è possibile raggiungerla. Molte personalità del mondo della filosofia, sociologia, psicologia e letteratura hanno cercato di rispondere a questa domanda. E anche ai giorni nostri si conducono studi volti a trovare una risposta. Come nel caso dei ricercatori dell’Università di Heidelberg in Germania, i quali hanno stabilito che le coppie che hanno figli, hanno maggiori probabilità di essere felici rispetto a chi non ne ha. Almeno dopo i 50 anni. Eppure la situazione è più complessa di così.
A sentire gli studiosi, basterebbe avere dei figli per invecchiare meglio e debellare la depressione. Una notizia rassicurante per tutti i genitori che si erano sentiti dire, da studi recenti, che esisteva un collegamento tra la genitorialità e il declino della felicità, a causa di meno tempo libero, meno soldi e meno sonno. Un problema reale questo, ma che fa parte di una normale fase di crescita della coppia e della famiglia stessa
“Con l’ingresso del bambino in casa, che richiede continue e costanti attenzioni e cura, cambiano per forza di cose, priorità ed equilibri – spiega Simona Lauri, psicoterapeuta strategica breve, che ci ha aiutati ad analizzare la ricerca. Una coppia che decide di mettere al mondo un figlio o di adottarlo, compie un vero e proprio percorso psico-sociale di trasformazione. Una scelta che li conduce gradualmente a passare dal percepirsi come diade “io e il mio partner”, a viversi e sperimentarsi come famiglia vera e propria. In particolar modo nei primi mesi di vita del bambino, tutto ruota attorno alla soddisfazione dei bisogni del neonato. I genitori dedicano tutte le loro energie fisiche e psico-emotive per garantire al bambino una crescita il più possibile serena ed equilibrata”.
Secondo i dati raccolti in 116 Paesi europei su oltre 50mila persone over 50, però, col tempo le cose cambiano. Una volta fuori di casa i figli ripagano i genitori di tutti gli sforzi fatti per farli crescere bene. Anzi diventano per loro, una vera e propria risorsa. Quando i figli crescono, infatti, diminuisce lo stress associato alla gestione quotidiana. Al contrario emerge la loro importanza come caregiver e contatti sociali che contribuisce ad affrontare meglio l’invecchiamento. La ricerca ha confermato che anche il matrimonio è correlato positivamente con il benessere. “Partner e figli – sottolineano nello studio – sono spesso la base di relazioni sociali, che possono fornire supporto agli anziani”.
Depressione, un termine abusato
Dire che un figlio possa essere un aiuto per i genitori anziani è sicuramente una verità. Al contrario, pensare, come sostiene lo studio tedesco, che i figli siano l’unico antidoto contro la depressione, può forse essere considerata un’affermazione esagerata. “Ritengo – aggiunge la Lauri – che la felicità sia una costrutto molto complesso. Qualcosa che chiama in causa così tanti fattori e variabili psicologiche e socioculturali che, giungere alla conclusione che “chi ha figli è più felice”, mi sembra un po’ riduttivo. Riprendo, a tal proposito, la definizione di un famoso psicologo, Harris. Per felicità si intende una vita pienamente vissuta che include il comportarsi secondo ciò che si ritiene importante, a livello di valori e di attitudini.
“Inoltre, prenderei con le pinze l’affermazione: figli come antidoto alla depressione – continua la psicoterapeuta -. Oggi si assiste ad un abuso eccessivo del termine depressione. La lettura che farei del fenomeno, dei dati emersi dalla ricerca, senza utilizzare la parola depressione, è un’altra. Dopo i 50 anni aumenta la probabilità di andare incontro alla nota crisi di mezza età. Subentra la paura di invecchiare, il timore di sentirsi soli e così avere una rete sociale solida rappresenta l’antidoto per ridimensionare queste paure. Ed è qui che può entrare in gioco la famiglia, con la possibile presenza di figli, amici che permette di vivere serenamente. Che si tratti di familiari, figli o amici, una possibile chiave della felicità resta la capacità di coltivare legami, indipendentemente dalla presenza o meno dei figli”.