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Complessi estetici tormentano il 46% delle persone

Quasi la metà degli intervistati ha confessato di essere tormentato da complessi estetici. È questo il risultato di una ricerca condotta da Guidapsicologi.it sugli utenti del sito. A seguire, i complessi relazionali.

Apparire o essere? Questo è il problema

Se dovessimo seguire il pensiero di Giovanni Boccaccio, scrittore e poeta italiano del XIV secolo, secondo cui “Gli ignoranti dall’esteriorità giudicano l’interiorità”, saremmo un popolo di ignoranti. Da una ricerca condotta dagli esperti di Guidapsicologi.it, infatti, è risultato che il 46% degli utenti è tormentato da complessi di natura estetica. Come se apparire fosse davvero più importante che essere e la bellezza interiore di qualcuno si potesse misurare sulla base di quanto sia gradevole agli occhi.

Più della metà degli utenti afflitti da questo pensiero, in particolare sette su dieci, ossia il 76% degli intervistati, hanno poi dichiarato che i loro problemi risalgono all’adolescenza. E solo il 24% rintraccia episodi scatenanti dopo i 20 anni.

L’adolescenza in effetti è spesso la chiave per capire molti problemi che una persona vive da adulto. Si tratta di un periodo delicato dove la maggior parte dei ragazzi sviluppa insicurezze e soffre di problemi di autostima legati al fattore estetico. Studi recenti hanno addirittura rilevato che i ragazzi tra i 14 e i 17 anni ritengono l’essere in sovrappeso come la causa più frequente di prese in giro ed umiliazioni.

Difficoltà relazionali

Da qui il secondo complesso, di natura relazionale (42% degli intervistati), legato a quello estetico. Non a caso quasi tutti i giovani e ormai anche molti adulti passano più tempo dietro ad un monitor che di fronte alle persone. Perchè è li che ci si sente più protetti e non giudicati per il proprio corpo. Oltretutto l’80% di loro è convinto che la scuola, il lavoro e la società non facciano altro che amplificare i complessi. Solo per il 19% sono stati il luogo del loro superamento.

Questo succede probabilmente perché le dinamiche di gruppo che s’innescano all’interno di contesti scolastici, comitive o in ufficio portano a prendere di mira le persone più deboli o considerate tali. Aspetto fisico, gusti, luogo di provenienza sono tutti fattori determinanti per scatenare o meno un atteggiamento discriminatorio. Dall’indagine di Guidapsicologi.it solo il 12% riconosce che le proprie insicurezze sono invece cognitive, riportando il senso di inadeguatezza a un livello più complesso.

La nota positiva è che le insicurezze però, non sembrano essere eterne. Il 41% degli utenti dichiara che con l’età i complessi cambiano, anzi per il 32% migliorano. Solo un 27% di loro sostiene che i complessi peggiorano con il passare degli anni. Inoltre, il 52% degli utenti ha mostrato un atteggiamento positivo per risolvere i complessi.
Come? Imparando ad accettarsi, prima di tutto e poi, non sentirsi mai vittime. Perché ciò che conta veramente è cosa ognuno pensa di sé stesso e non cosa pensano gli altri. Per stare bene insomma non bisogna dare importanza ai commenti negativi, ma cercare di cogliere la bellezza delle parole di chi vi ama e stima. Al contrario, chi ha una personalità più forte dovrebbe aiutare chi è più debole a stare meglio e non deriderlo o giudicarlo.

Autore /

Siciliana d'origine, sono nata e cresciuta nel capoluogo di provincia più alto d'Italia, Enna. Una laurea in Giornalismo, una specializzazione in riprese e montaggio video e un diploma come Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana. Dal 2008 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti. Lavoro come giornalista, videomaker, OSSS e mamma. Credo nel lavoro di squadra, nella forza del web, nella determinazione e professionalità. Creativa e avida di conoscenza, coltivo molti interessi. Non sopporto i “furbetti". Adoro confrontarmi con gli altri e mettermi alla prova, sul lavoro e nella vita privata.