
Vai a letto presto e ti svegli all’alba? È merito dei geni
Orologio del corpo in anticipo
Quella che in età adulta o da giovani può sembrare un’abitudine da anziani, in realtà è determinata da un gene. Stiamo parlando dell’abitudine ad andare a letto presto e svegliarsi all’alba. Uno studio californiano pubblicato sulla rivista Sleep ha stabilito che questa routine che colpisce una persona su 300 è legata ad un gene. Una particella che provoca la fase del sonno avanzata.
Le persone con questa particolarità, grazie a questo gene, già nel pomeriggio hanno forti rilasci di melatonina, l’ormone che concilia il sonno. Inoltre, gli bastano dai 5 ai 10 minuti di sonno in più nei giorni non lavorativi per recuperare, mentre di solito ne servono circa 40.
L’idea di studiare il fenomeno, è del dottor Louis Ptacek, che insieme ai colleghi delle Università dello Utah e del Wisconsin, ha analizzato i dati di 2.422 pazienti in una clinica per i disturbi del sonno per 9 anni. Tra questi 12 soddisfacevano i criteri della fase del sonno avanzata. Sono stati sottoposti a numerosi esami per monitorare il livello di melatonina, registrare le onde cerebrali e i livelli di ossigeno nel sangue, le frequenze cardiache e la respirazione. Alla fine, togliendo i quattro che si sono rifiutati, otto hanno partecipato allo studio.
I risultati scientifici parlano di una percentuale di portatori di una variante familiare molto vicina al 100%. In alcuni casi si tratta di mutazioni cosiddette “de novo”, riscontrate nei figli, ma non in genitori o fratelli. In altri, si parla di membri della famiglia con mutazioni “non penetranti”. Tramite test genetici, hanno poi scoperto che due di loro avevano geni legati alla fase del sonno avanzata.
Chi dorme non socializza, ma fa bene
Da un punto di vista sociale, andare a letto presto, sebbene sia un’abitudine salutare, può diventare un problema, perché limita la socializzazione durante le ore serali. È di sera, fuori dagli orari di lavoro, che le persone hanno più probabilità di fare amicizia e frequentare chi vogliono. Diventa un problema ancora più grande se le persone con il ritmo circadiano anticipato vivono in paesi come l’Italia. Quei paesi cioè dove è stato dimostrato che la maggior parte delle persone va a letto tardi, in media alle 23.42. A provarlo un’app sviluppata qualche anno fa dagli scienziati dell’Università del Michigan.
Però al di là dei potenziali – e neanche certi – problemi sopra descritti, le persone che presentano questo gene hanno più probabilità di vivere meglio e più a lungo. Prima di tutto, tiene lontana l’ipertensione, perché il sonno riduce la pressione arteriosa. Poi, dormire scongiura la comparsa della depressione e aiuta a resistere meglio allo stress. Inoltre, il sonno aiuta le difese immunitarie e quindi l’organismo a difendersi meglio e ammalarsi di meno, oltre che a mantenersi in forma.
Disturbi del sonno
La particolarità dell’orologio del corpo anticipata non ha nulla a che vedere con i problemi del sonno legati all’invecchiamento o ad alcune patologie come la depressione.
I cambiamenti relativi all’età infatti possono portare a disturbi del sonno, per esempio gli anziani fanno fatica ad addormentarsi oppure si svegliano presto. Ma questo, a differenza di chi presenta il gene, succede sia perché il corpo produce meno melatonina sia perché con l’invecchiamento le persone sono meno coinvolte in attività e quindi diventano meno attive fisicamente e meno stanche. Oltretutto, per gli anziani ogni cambiamento, vedi il caldo, una nuova casa o nuove abitudini, può comprometterne lo stato di salute.
Stessa cosa vale per chi è depresso. Nei pazienti con disturbo depressivo maggiore (DDM), i problemi legati al sonno ne sono sia una causa che una conseguenza. E spesso la mancanza di riposo, diventa un fattore scatenante di gesti come il suicidio.